La sensibilità della Chiesa verso la custodia del patrimonio storico-artistico risale al tardo medioevo, quando i pontefici si segnalarono non più esclusivamente come grandi mecenati e promotori dell’arte e dell’architettura sacra: già nel corso del XV secolo, papa Martino V (1417-1431) intervenne nel 1425 con la bolla Etsi de cunctarum a stabilire i criteri di restauro e ricostruzione degli edifici, papa Niccolò V (1447-1455) delineò un progetto sistematico di riassetto urbanistico della città di Roma, papa Pio II (1458-1464) con la bolla Cum almam nostram urbem nel 1462 sancisce l’assoluto divieto alla spoliazione di ruderi. L’età rinascimentale è inaugurata da Sisto IV (1471-1484) che con la bolla Cum provvida Sanctorum Patrum decrete nel 1474 vieta la vendita delle opere d’arte sacra contenute nelle chiese.
Leone X de’Medici (1513-1521) conferisce prima a Bramante, poi a Raffaello Sanzio l’incarico di sovrintendente al patrimonio artistico, come ispettore generale delle Belle Arti.
Dopo le devastazioni del sacco di Roma, Paolo III Farnese (1534-1549) istituisce il Commissariato alle antichità e affida l’incarico di conservatore all’erudito Latino Giovenale Manetti. Nel tardo Cinquecento, la bolla Quae publice utilia (1574) emessa da papa Gregorio XIII (1572-1585) ribadisce l’istituto del vincolo sui beni privati d’interesse storico-artistico. Agli albori del XVII secolo, papa Clemente VIII (1592-1605) promuove i primi scavi di archeologia cristiana, seguiti dal cardinale Cesare Baronio. Nel corso del secolo, il pontefice Alessandro VII (1655-1667) provvederà a perfezionare le normative vigenti.
Nel 1733, l’Editto del cardinale Alessandro Albani interviene per la prima volta nella sistematizzazione dei beni culturali ed artistici.
Il clima illuministico, insieme con la moda del Grand Tour come esperienza di formazione irrinunciabile per i giovani aristocratici dei paesi europei, alimenta la passione per l’archeologia, l’architettura e le arti figurative italiane ma prelude alla spoliazione napoleonica: per arginarne gli eccessi, il 1 ottobre 1802 viene emanato l’Editto del Cardinale Camerlengo Doria Pamphilj, ispirato dall’abate Carlo Fea, commissario alle antichità ed agli scavi, nell’intento di tutelare "i monumenti e (tutte le) produzioni delle belle arti".
Dopo la disfatta di Napoleone, il Trattato di Parigi sancisce la restituzione delle opere ai paesi d’origine: curatore del recupero per lo Stato della Chiesa sarà Antonio Canova, già prefetto alle antichità per papa Pio VII.
Il 7 aprile 1820 l’Editto del cardinal Pacca, ispirato al Chirografo di Pio VII, detta disposizioni sistematiche in materia di scavi, inventariazione ed esportazioni, prevedendo inoltre la costituzione di una Commissione permanente di vigilanza sul patrimonio storico-artistico.
L’unità d’Italia, con l’attuazione della L. 25 giugno 1865 n° 2359, da l’avvio all’esproprio dei beni artistici appartenuti alle Congregazioni religiose soppresse ed alla conseguente dispersione di un ingente patrimonio, arginata solo in parte dall’istituzione di biblioteche e musei di competenza delle amministrazioni civili.
Bisognerà attendere la Legge Rosadi (L. n° 364) nel 1909 e, venti anni più tardi, il Concordato fra lo Stato Italiano e la Chiesa per operare sistematicamente nel campo della tutela e della salvaguardia delle opere d’arte sacra.
Nel corso del Novecento, in questo solco si sono allineate le normative previste dalle Leggi n° 1089 e n° 1497, ribadite dal testo della Costituzione della Repubblica, sancite dall’Accordo del 1984 reso esecutivo mediante la L. n° 121 del 1985 e dall’Intesa del 1996 (D.P.R. 26 settembre 1996, n° 571).
Sia la Santa sede, sia la Conferenza Episcopale Italiana dimostrano particolare, sensibile attenzione alla salvaguardia del patrimonio storico-artistico, espressione della fede cristiana: fin dal Concilio Vaticano II e dall’appello agli artisti, enunciato da papa Paolo VI, si è intrapreso un sistematico progetto da cui è derivata nel 1982, la Santa Sede la costituzione del Pontificio Consiglio per la Cultura presieduto da S.E. Rev. Card. Paul Poupard.
La CEI ha emanato diversi documenti di particolare interesse, fra cui meritano menzione il testo del 1974 dedicato alla Tutela e conservazione del patrimonio storico artistico della Chiesa in Italia e gli Orientamenti dedicati ai Beni culturali ecclesiastici del 1992.
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