Il culto per lo spagnolo San Vincenzo Ferrer, il dotto predicatore che dedicò la sua vita alla conversione degli eretici ed alla salvaguardia dell’unità della Chiesa al tempo del Concilio di Costanza, fu diffuso dai correligionari Domenicani che promossero l’istituzione di confraternite e l’erezione di altari in suo nome.
Fino al 1739, anno in cui fu soppressa insieme con altre compagnie, dal 1459 la confraternita di San Vincenzo Ferrer ebbe la primitiva sede in San Domenico, poi, alla fine del XV secolo, si trasferì presso l’omonima chiesa di via di Regno, dove successivamente fu eretta e fundamentis la chiesa di Santa Maria della Scala o San Giovenale.
Dopo l’incameramento dei beni, decretato nel 1739 dalle autorità dello Stato della Chiesa per dotare adeguatamente il brefotrofio di Narni, la devozione popolare per il Santo predicatore spagnolo rimase viva, trovando ospitalità da parte del vescovo Domenicano Antonino Serafino Camarda presso la prima cappella a cornu Epistulae della Cattedrale, per la quale il pittore reatino Giuseppe Viscardi compì la pala d’altare che raffigura, appunto, San Vincenzo Ferrer e la beata Colomba, associati nella preghiera di intercessione nelle epidemie di peste.
La piccola statua in questione, opera secentesca di buona fattura, include la reliquia nel basamento sul quale poggia il simulacro del Santo, raffigurato con l’abito bianco, la cappa nera dell’Ordine dei Predicatori, il libro su cui spicca la scritta esortativa «Timete Deum».