Le opere lignee, testimonianza dei livelli raggiunti nel corso dei secc. XIV-XVII da anonimi maestri d’ascia, esperti nell’arte dell’intaglio ornamentale, dell’intarsio, della laccatura e della doratura, confermano ancora una volta la ricchezza di contatti con la cultura figurativa in un territorio che fu crocevia fra Umbria, Marche ed Abruzzo, in cui si sedimentano tradizioni stilistiche assai significative.

La deperibilità dei materiali, unita a diversi fattori atmosferici ed ambientali, ha messo a repentaglio la conservazione di numerose statue in legno.

In altri casi, invece, sono stati i maldestri tentativi di ripulitura o ridipintura compiuti nel corso dei secoli a compromettere l’integrità delle opere.

Gli interventi di restauro si differenziano in base alle specifiche esigenze: dopo i trattamenti necessari a disinfestare dagli insetti silofagi, si procede alla ripulitura ed alla reintegrazione dei vari strati.

Alcune statue, assai deperite, provenienti dal territorio del Cicolano, enclave della Diocesi reatina nel territorio del Regno di Napoli, hanno rivelato in fase di restauro i segreti degli ebanisti che le realizzarono.

I necessari interventi di ripulitura, consolidamento e restauro conservativo hanno consentito di individuare la sequenza delle fasi lavorative, la tipologia dei materiali e degli strumenti adoperati.

Di particolare interesse è l’intervento compiuto sulla Madonna Incoronata di Brusciano che appariva lesionata e maldestramente sottoposta ad incongrue ridipinture.

La statua in questione ha rivelato, oltre alla evidente armoniosità delle forme, una particolare, efficace decorazione utilizzata dall’anonimo artista del Quattrocento per conferire luminosità ed impreziosire la veste e la corona: all’impasto di gesso che velava la superficie lignea della statua fu infatti steso il pigmento della tempera mescolato a minuti frammenti vitrei, ad imitazione di brillanti pietre preziose.